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Dalla luce al colore

di Simone Fappanni

Scivola nel silenzio onirico di infinite meditazioni la pittura di Cristina Simeoni, raffffiinata pittrice mantovana che ha maturato una propria cifra rappresentativa poggiando su una naturale predisposizione per il gesto creativo. Nelle sue composizioni si osservano spazi quasi metafisici che si stagliano fra l'ocra e il giallo in un'atmosfera vagamente surreale che sfiora e sonda nel profondo elementi geometrici ammantati da avvolgenti luci notturne.     In esse si ha l'impressione di poter sondare, al ritmo di un segreto alfabeto di luci e colori, suggestioni e sensazioni che toccano nel profondo.

In questo modo Cristina Simeoni muove agilmente dalla realtà al sogno, dal segno alla materia che delinea e rappresenta, che suggerisce piuttosto che raffigurare. La pittura come momento di riflessione sulla propria esistenza, come momento in cui fissare attimi di una meditazione su se stessi e su ciò che ci circonda. Una pittura tutta interiore, dunque, che vive di improvvise accensioni cromatiche di palpitanti chiaroscuri, eseguiti con sorprendente disinvoltura ed efficacia meta-narrativa.

Nella produzione recente questo carattere si accentua notevolmente, colorandosi di quella perfetta armonia che regna nell'equilibrio dinamico delle forme che l'artista dipinge con passione autentica. Nascono così delle composizioni spesso di notevoli dimensioni che denotano una continuità espressiva davvero notevole, articolata secondo notazioni chiaroscurali di sorprendente forza evocativa.

Osservare queste opere significa fare un viaggio dentro noi stessi percorrendo un sentiero artistico in cui il frammento reale diventa il segmento ideale di una meditazione profonda che muove verso atmosfere tattili e visive di coinvolgente indole espressiva.

   

Edited by Dott. Simone Fappanni

Art Critic

Slides in the dreamlike silence of infinite meditations the painting of Cristina Simeoni, refined painter from Mantova (Italy) that has ripened her own style of painting thanks to her natural bent for creative action.

In her works are well visible almost metaphysical spaces, that stand out between ochre and yellow, in a vaguely surrealistic atmosphere that graze and sound, at the bottom, buildings and architectonic elements mantled from wrapping night lights.

In these lights it seems it can sound, following the rhythm of a secret alphabet of lights and colors, suggestions and sensations that touch in deep. In this way Cristina Simeoni nimbly moves from reality to dream, from the sign to the substance that outlines and represents, that suggests more than shows.

So, a completely inner painting that lives through sudden chromatic lightings, through palpitating light and shade made with astonishing unselfconsciousness and efficaciousness, the same like the first works.

In the recent production this characteristic is very emphasized, colouring of that perfect harmony that reigns in the dynamic balance of shapes that the artist paints with authentic passion.And in front of her foreshortening and her difficult internal urban it isn't difficult to perceive the human presence: never represented, but absolutely present in signs, or better in footsteps, that witness the coming (to be noted, for instance, the lights arrangement, never casual), that comings that Cristina Simeoni leaves always open to let the public carefully examine her works and make them their own.

The painter discloses a very sharp attention for reality, rendered metaphorically through the evocation, the same that drives her, nearly by hand, to try an artistic way in which the real fragment becomes the ideal segment of a deep meditation that moves towards tactile and visible atmospheres with an involving expressive nature.


LA METAFISICA DI CRISTINA SIMEONI

di Luigi Galli

I recenti oli di Cristina Simeoni, abilmente strutturati nella dimensione prospettica e significante soprattutto nell'uso del giallo, dell'arancio, del nero e talvolta dell'azzurro(per una visione di Venezia) ,affidano a tale cromatismo pure la rilevante dialettica di luce-ombra nella visione di un paesaggio ritmicamente architettonico, pur tuttavia vario nell'alternarsi dei volumi e delle risolutive geometrie.

Ma l'intento evocativo del messaggio pittorico si impone decisamente nella totalità espressiva dell'opera: le dinamiche di colore e di rappresentazione ottengono lo scopo di creare e di liberare una forte tensione visiva ed emotiva;effettivamente non c'è traccia di presenza umana pur nell'intento di evidente ambientazione antropica, qui, il dualismo assenza-presenza sottende una modalità di carattere metafisico, relativamente ad una possibilità di lettura. Risonanza surreale e realismo ne risultano dialògici, sapendo creare una notevole suggestione di valenza empatica.

Tale deserto umano, sia pure con certe diversità contestuali e di senso storico-connotativo lo possiamo trovare anche nelle opere del pittore statunitense Edward Hopper.

L'opera della Simeoni, comunque, si può chiaramente ascrivere al più ampio ed articolato paesaggio pittorico italiano,a quella metafisica cioè, che nelle sue varie declinazioni riconferma la validità e la solidità delle sue motivazioni contingentemente estetiche.

  

CRISTINA SIMEONI. GIOCHI DI LUCE TRA EDIFICI DI ALTRI TEMPI

di Roberta Rapelli - Arte Mondadori

Cristina Simeoni, nata nel 1974 a Mantova, propone una serie di lavori dedicati a edifici e città che richiamano il tempo passato, come borghi medievali e villaggi greci. Sono luoghi immersi nella notte, in cui la figura umana è sempre assente, per lasciare che l’osservatore dell’opera sia il solo e unico soggetto in gioco. L’oscurità le permette invece di valorizzare le luci, quelle luci a cui, come lei stessa dice, “di notte come nella vita, ci si aggrappa”.

 

 DIPINTI DELL'ANIMA

di Simone Fappanni

La pittura come momento di riflessione sulla propria esistenza, come momento in cui fissare attimi di una meditazione su se stessi e su ciò che ci circonda. Può essere questa una delle chiavi di lettura della pittura di Cristina Simeoni. L’impostazione complessiva delle tele denota una continuità espressiva davvero notevole, articolata secondo notazioni chiaroscurali di sorprendente forza evocativa. Nascono così delle composizioni spesso di notevoli dimensioni, in cui la non presenza “fisica” della figura umana rivela spazi ove si possono scorgere, al contrario, segni evidenti di un’umanità pulsante, come nelle luci accese che provengono dalle finestre dei tanti edifici raffigurati. Si tratta di città sospese in una intrigante atmosfera senza tempo, come accade nell’opera “Kasbah”, ove si osserva un agglomerato di abitazioni tipico del deserto del Sahara, o altri, variamente riferibili a strutture urbane occidentali,fino a una rappresentazione immaginifica di uno fra gli angoli più suggestivi di Mantova. Un’umanità che si cela rivelandosi soltanto attraverso segni, dando così libertà all’osservatore di immaginare la pienezza di uno spazio o di assaporare quella strana sensazione che si prova passeggiando di notte per le strade deserte. E questo mistero forse svela il “cammino” interiore dell’artista che, in fondo, sottolinea quella porzione di naturale imprevedibilità che caratterizza la nostra vita, seppure certi giorni ci sembra che scorra secondo un’inarrestabile routine. Vale la pena concludere sottolineando ancora una volta l’atmosfera di “raccoglimento” che suscitano questi recenti lavori di Cristina, caratteristica che emerge anche dai loro titoli. Ne citiamo qualcuno: “Possibilità di scelta”, “Affetti”, “Riflessione Intimista”…

  

VISIONI, SILENZI, ATTESE

di Simone Fappanni

Essenziale nel segno, attentissima all’uso del colore, brillante e pastoso, Cristina Simeoni propone delle composizioni permeate da una poesia lirica intensa e caratterizzate da una preziosa atmosfera luministica, entro cui il silenzio assoluto diventa la metafora rappresentativa di scorci e paesaggi insoliti, pertugi che si affacciano alla mente come retaggio di memorie e ricordi che la pittrice incastona sulla tela. Osservare i suoi quadri significa pertanto immergersi in una scoperta continua in cui il quotidiano perde la propria oggettualità diventando sogno latente.

 

 CIÒ CHE MANCA SIAMO NOI: IL REALISMO ONIRICO DI CRISTINA SIMEONI

di Simone Fappanni

 L’arte di Cristina Simeoni si caratterizza per un particolare “realismo onirico” che, sicuramente, non lascia indifferenti. Anzi, ad una prima analisi, potrebbe addirittura apparire spiazzante, estraneo o di non facile lettura ed interpretazione. Ma, paradossalmente, è proprio lì che si nasconde il suo fascino.

La realtà, infatti, è filtrata da una gamma cromatica che si pare “ripetersi” nelle opere dell’artista mantovana, ma che poi si moltiplica caleidoscopicamente.

Tutto ciò rende i suoi quadri ammantati da una sorta di “filtro” che convoglia il soggetto in una realtà che supera l’apparenza, varca i confini della comune rappresentazione realista – ciò che potremmo definire la “riproduzione dell’oggettualità in quanto tale – andando a lambire atmosfere silenziose, dove le luci provengono dai soggetti e si sprigionano energeticamente rompendo la freddezza della notte, frantumando il buio impenetrabile, e a volte tenebroso, della notte; un buio assoluto che è sinonimo di incertezza e di impossibilità di aggrapparsi a sostegni ben fermi.

E questo reggersi sull’incertezza, sulla percezione non perfetta che addiviene da ciò che resta del sogno, sta al centro del comporre di Cristina Simeoni.

Scorci familiari, come vie che conosciamo da sempre a memoria, paesaggi in cui siamo trovati infinite volte, vengono intessute di “qualcosa” che al momento non riusciamo a comprendere o a riferire.

Stiamo infatti parlando di un “velo” di colore che, poco a poco, diventa la “materializzazione” di ciò che segna il passaggio dal percepito in quanto tale all’idea di ciò che rimane della percezione.

Un “velo” che a volte ci inquieta, specie per quella assenza di figure controbilanciata da un’esplosione di luce che testimonia e addirittura certifica la “presenza”, quasi invisibile ma palpabile, di un’umanità pulsante.

Così, dietro a una finestra socchiusa, davanti a un campanile illuminato, vicino a una fontana che a fatica zampilla, avvertiamo che ciò che manca siamo noi: osservatori e al contempo elementi fondamentali dei quadri di Cristina.

 

 I COLORI DELLA NOTTE

di Simone Fappanni

Cristina Simeoni propone un saggio della sua ampia produzione proponendo quadri riuniti sotto un titolo veramente intrigante, “I colori della notte”. Denominazione, questa, che ci pare veramente appropriata, se si pensa che quelle di Cristina sono tele ambientate quasi tutte nel buio delle tenebre, dalle quali i soggetti escono vibrando di luce, quasi a volersi affermare per una loro immaginaria (o forse sarebbe più appropriato dire immaginifica?) “identità”, che durante le ore diurne sembra rimare celata. Addentrarsi, anima e corpo, nei quadri della Simeoni significa accettare disporsi ad accettare di intraprendere un viaggio nella notte, rischiarato da luci a volte flebili, ma più frequentemente accese e scintillanti. Significa spingersi in angoli e pertugi nascosti, dove anche i luoghi che più conosciamo diventano misteriosi per via di quel silenzio che li ammanta. Quasi non ci si accorge del buio penetrante del cielo, da quei bagliori lunari che gravitano a volte moltiplicandosi verso l’orizzonte. Tutto è immerso in quel silenzio che prelude a un’attesa senza confine, un’attesa di qualcosa che deve accadere ma che è già in atto, perché è proprio questa “stasi apparente” delle cose, che comunica quel senso di libertà assoluta del pensiero che promana da questi quadri. Un viaggio dentro noi stessi è dunque quello che ci invita a fare Cristina, con quella sincerità autentica di vera artista che sa comunicare nei suoi suggestivi e seducenti paesaggi che colorano le tenebre di un muto passaggio: il nostro.

 

 BAGLIORI NOTTURNI

di Simone Fappanni

La pittrice Cristina Simeoni presenta una serie di opere recenti nelle quali si coglie quella brillante notazione vagamente metafisica, per tracciare non certamente un imprudente paragone con l’inarrivabile arte dechirichiana, quanto piuttosto per indicare le coordinate immaginative entro cui si muove questa creativa, in cui il protagonista assoluto è il silenzio, che avvolge e ammanta scenari in cui manca (di proposito?) la figura, pur essendo la stessa presente, seppure in divenire, attraverso lo sguardo percettivo dell’osservatore.

Dominano colori robusti e cangianti, ma mai, in alcun caso, eccessivamente carichi di pigmento. Anzi, proprio la modulazione di toni e di tinte è uno degli elementi cardine dell’intelaiatura, visiva ed emozionale, delle opere della Simeoni.

L’artista riesce a creare atmosfere piene d’attesa, un’attesa che non si scioglie né, tanto meno si consuma. Invece, tale condizione sospensiva rimane assolutamente immobile negli scenari notturni che questa pittrice esegue con estrema disinvoltura e accorata dolcezza ritmica.

Dalle finestre che si affacciano su strade deserte provengono luci che suscitano solo l’idea della presenza umana; una presenza suggerita ma mai in effetti concertata, tanto da poterla solamente avvertire. In tutto questo corre la fantasia, il pensiero crea mille ipotesi, genera riflessioni che si perdono nelle luci – rigorosamente immerse nelle ore notturne, vale davvero la pena ribadirlo – che Cristina riesce a nutrire grazie alla sua cristallina ispirazione.

Quella di Cristina, insomma, è una scelta meta-narrativa che accosta il silenzio fondendovi non certo una notazione negativa, ma piuttosto, verrebbe da dire, estremamente meditativa, capace di indurre al raccoglimento e alla partecipazione; una partecipazione che ci fa scoprire anche una dimensione compositiva in cui il certo, come le pareti domestiche, le vie più nascoste di una città, gli angoli tanto cari alla nostra memoria, possano diventare, grazie alla fantasia dell’artista, elementi schiettamente poetici.